Una Chiesa che non cammina è una Chiesa statica. E dunque non si ha Chiesa se non “sinodale”: ossia, stando all’etimologia della parola sinodo, una Chiesa che cammini, e che lo faccia insieme. Lo ha ribadito il vescovo Domenico, intervenendo al pomeriggio che ha raccolto al centro pastorale di Contigliano referenti e facilitatori del percorso sinodale che anche la diocesi di Rieti, come tutte quelle italiane, in sintonia con l’impegno del Sinodo indetto da papa Francesco, sta intraprendendo.
Un weekend intenso, proseguito l’indomani, sempre nella struttura contiglianese, con il pomeriggio dedicato – come consuetudine prima dei “tempi forti” di Avvento e Quaresima – agli operatori pastorali: qualcuno coincidente con chi era già stato il giorno prima, individuato dai parroci, o da altre realtà afferenti alla Chiesa locale, per fare da referente nell’impegno sinodale o animare quelli che saranno i gruppi di ascolto nell’imminente prima fase del percorso.
Il valore di ascoltare è il primo obiettivo di una comunità che voglia essere sinodale, ha ribadito mons. Pompili, che insieme ai due referenti diocesani, Tommaso Cosentini e Silvia Caprioli, ha introdotto motivazione, valore e modalità del percorso sinodale ringraziando quanti si sono resi disponibili a collaborare nel portarlo avanti.
Un cammino che dovrà incrociare tutti, dentro e fuori la Chiesa. Con preminenza, appunto, all’ascolto, sensibilizzando il più possibile le persone attorno ai 10 nuclei individuati e alle relative domande su cui interrogarsi (secondo le indicazioni del Papa e dei vescovi.
A referenti e facilitatori è stata illustrata la traccia per il percorso da fare nelle parrocchie, come pure in altre realtà, a carattere interparrocchiale, diocesano o anche extraecclesiale, in cui poter svolgere gruppi di ascolto.
E a quanti sono impegnati nell’azione pastorale, tra catechisti, animatori liturgici, operatori della carità e collaboratori vari, si è poi proposta domenica una riflessione a partire dai 12 “piccoli passi” che il vescovo ha indicato nella sua ultima Lettera pastorale Talità kum, suggeriti alle parrocchie come proposte per uscire dal rischio di stagnazione che può attanagliare le comunità.
Li hanno declinati, con i loro interventi (la maggior parte in presenza, un paio in video), i membri dell’équipe diocesana che i due referenti, d’intesa con mons. Pompili, hanno individuato per affiancarli nel lavoro di coordinamento. Poi spazio a domande e interventi dei presenti, per concludere il pomeriggio con la preghiera del Vespro (come pure il giorno prima nella celebrazione eucaristica), dando modo a don Domenico di offrire la sua riflessione conclusiva.