C’è una rotta da seguire

Se si dovesse riassumere con un’espressione ciò che è realmente accaduto durante la seconda assemblea sinodale – quella chiamata a fornire all’Assemblea generale dei Vescovi, in programma a maggio, il documento finale del cammino compiuto in questi quattro anni da quasi tutte le diocesi italiane – questa l’impressione della nostra delegazione e, a giudicare dal voto della mozione finale, di quasi tutta l’assemblea.

Sfida ai Vescovi’, ‘Rivolta su donne, gay e trasparenza’: sono alcuni dei titoli apparsi sulla stampa laica che hanno acceso i riflettori su un fenomeno finora rimasto ai margini dell’attenzione, persino in ambito ecclesiale, dove il commento più indulgente è stato: ‘tanto non cambierà nulla’. Anche in ambienti vicini alla Chiesa sembra essersi affermata la lettura secondo cui, durante l’Assemblea, tutto ciò che è accaduto in questi quattro anni sia stato azzerato, come se si dovesse ricominciare da capo.

Noi che abbiamo avuto il privilegio di fare parte di questa Assemblea, riunita nella casa di Pietro possiamo testimoniare che non è avvenuto niente di questo genere.

Inizialmente ciascuno si aspettava un’Assemblea dal taglio prevalentemente “tecnico”, nella quale i delegati si sarebbero limitati a votare il documento sintetico predisposto dalla Commissione sinodale. Ma fin dalle prime fasi dei lavori è arrivata la sorpresa. Durante due sessioni plenarie – che hanno registrato circa 50 interventi, coinvolgendo laici, vescovi, presbiteri e religiosi – si è espresso, con grande libertà e franchezza, un dissenso diffuso nei confronti del testo preliminare. Il documento è stato giudicato poco coraggioso, eccessivamente asciutto, privo di slanci innovativi e, soprattutto, molto distante dalla ricchezza emersa nella lunga fase di ascolto e discernimento del popolo di Dio.

Ma la sorpresa più evidente è che quel dissenso non si è tradotto in una sterile contrapposizione tra fazioni. Al contrario, la quasi unanime espressione di critica al documento è apparsa motivata da una sincera preoccupazione: quella di non deludere le attese di quanti, a vario titolo e in tempi diversi, hanno preso parte al cammino sinodale, anche nella nostra Diocesi (ci siamo sentiti responsabili di ciò) auspicando un rinnovamento concreto e un “alleggerimento” di tutto ciò che ostacola lo slancio missionario all’evangelizzazione. Un dissenso, dunque, che si è rivelato costruttivo, animato dalla volontà di dare forma – e non solo accenni – a ciò che nel testo rischiava di restare implicito.

I gruppi di lavoro che hanno fatto seguito alle plenarie hanno continuato a essere animati da una ferma volontà: dare forma e sostanza alla ricchezza dei contributi emersi nel corso di questi anni di cammino sinodale. Anche in questa fase, i lavori sono stati condotti con senso di responsabilità, concretezza e una partecipazione viva – talvolta persino “effervescente” – ma sempre dentro un clima di autentica fraternità.

E infine è giunta l’assise conclusiva, quella decisiva, chiamata a tracciare la rotta da seguire. Il clima era carico di incertezza, ma anche di attesa per qualcosa che nessuno davvero si aspettava. A dominare è stata la soddisfazione profonda di percepire all’opera lo Spirito Santo: non come una brezza leggera, ma come un vento impetuoso. Un vento che non ha mai contrapposto, ma che ha soffiato dentro un autentico contesto di ascolto reciproco.

La mozione finale si è rivelata un autentico capolavoro di concordia e determinazione, espressione di una volontà condivisa di proseguire il cammino sinodale. Un cammino che ormai si riconosce come snodo cruciale nella vita della Chiesa e come stile imprescindibile affinché le sue strutture operino secondo la volontà di Dio e non secondo le aspirazioni o imposizioni di singole personalità forti. Uno stile in cui ciascuno, senza esclusioni, è chiamato a contribuire alla costruzione del Regno.

I Vescovi hanno deciso di rinviare la loro Assemblea generale, originariamente prevista e organizzata per maggio, al prossimo novembre. Una scelta che, come sottolineato, era avvenuta solo in occasioni straordinarie, come la morte di Giovanni Paolo II e durante la pandemia di COVID-19. Nel frattempo, è stato dato tempo alla commissione di rivedere il testo, con un approccio più “sinodale”, coinvolgendo anche i facilitatori che avevano supportato i gruppi di lavoro, per assicurarsi che nessun contributo prezioso andasse perso. La mozione finale, come prevedibile, è stata approvata quasi all’unanimità. Ed è stata messa in cantiere una terza, non prevista, Assemblea sinodale.

A dispetto di coloro che ancora pensano e tentano di limitare l’azione dello Spirito.